1° classificato Carmelo Consoli
I treni Siciliani
Dai treni che non hanno orari
e si fermano nelle perdute campagne
si possono toccare il rosso, il giallo
degli aranci, dei limoni, vedere sentieri
che portano nel cuore delle zolle arse,
ai casolari bianchi di silenzi e solitudini.
Poi anche se partono
hanno la lentezza delle controre assolate
ed è come se si perdessero
in un tempo smemorato di ulivi neri,
in una danza rosa di fichidindia a pali.
Seguono binari che sembrano sparire
nel fitto dei vigneti, nell’abbraccio dei mandorli.
Si portano dietro l’esultanza delle cicale
il volo verde e radente dei calabroni dorati.
E quando arrivano hanno visto
tutta la tristezza dei muretti neri,
quello che resta delle case bruciate,
tagliato armonie e fragranze,
disperazioni e miasmi nel solco aspro dei campi.
Sostano nella calma di stazioni senza tempo
e nessuno scende, nessuno sale
in un riposo di zagare.
Accarezzano marine luccicanti, sabbie dorate,
portano segreti e sogni inconfessabili
nel vermiglio dei tramonti.
Cullano occhi dolci e grandi, stanchi e rassegnati.
Sanno di ruggine antica e bianchi gelsomini.
2° classificato: Martino Consoli
Il cielo sopra il mare
Probabilmente lui non c’entra niente
con quelle tetre nuvole incombenti
che han conquistato il cielo sopra il mare,
e lei sente pesare sulle tempie,
mentre seduta sulla spiaggia preme
tra le ginocchia e il petto la sua borsa.
Sicuramente lui non c’entra niente,
lo sa che non le è mai piaciuto tanto,
non quanto il tipo dell’estate scorsa.
Ma allora che cos‘è quell’amarezza,
quell ‘ affannoso senso di rimpianto
che ha fatto evaporare ogni speranza
di ritrovare un po’ di leggerezza
o un lampo di sereno all’orizzonte ?
Si è appena alzata un’irritante brezza
che ha trascinato un cumulo di foglie
in una specie di grottesca danza.
Si muove appena il mare, grigio d’ alghe
e l’acqua è troppo fredda per i piedi.
Non sembra neanche più lo stesso lido
c‘è un gran silenzio intorno, a parte il grido
di un corvo che suona cupo al suo orecchio
e il fruscio di uno sparuto canneto
tremante, come la scrittura di un vecchio.
3° classificato Vanni Giovanardi
L’odore del fieno
Sotto le stelle
le lanche basse del Po si distendono
e sognano l’estate
appena sbavate dalla corrente
i nidi alti delle cicogne
si fanno luoghi sicuri,
ventri raccolti caldi in un abbraccio.
Luzzara, nelle notti di luglio
si appoggia con la schiena
al silenzio sottile dei pioppi,
le gambe allungate
la testa piegata
lo sguardo molle come
l’amore sazio di una gatta.
L’odore del fieno
risale le finestre aperte
lambendo i risvolti dei lenzuoli,
la luce della luna
riflessa su tutta l’aia
tiene quiete le galline
le rose
da sotto i davanzali delle cucine
aspettano infoltite la rugiada
come una benedizione
pura.
Premio speciale Marina Zucconi
Una giornata piovigginosa
Piove, c‘è buio come
fosse già sera.
Gli alberi e le foglie
gocciolano tristi
come piangessero.
Il mio cuore per essere
in sintonia col tempo,
è gonfio di malinconia,
quasi volessi scoppiarmi
in petto.
Vorrebbe gridare al mondo
intero la sua solitudine
e la sua tristezza
ma una silenziosa lacrima
scivola sul viso come
una goccia di pioggia
e sembra voglia lavare
via tutto il grigio che c‘è
dentro di me.
Un pensiero vola lontano
e nel ricordo delle
persone care, una dolce
tenerezza mi sfiora
l’animo come per
cancellare questo momento
di tristezza e lasciare
il posto alla serenità.
Poi mi butto su letto
sospirando…...
sdraiata guardo
il soffitto ed intreccio
disegni insignificanti
e come in un sogno
vedo scorrere
il mio passato…
Sono serena
come cielo dopo il temporale
e mi sento colorata come
l’arcobaleno
spuntato all’orizzonte.